Vittorio Taviani
Biografia
I FRATELLI VITTORIO E PAOLO TAVIANI
Vittorio Taviani (San Miniato 1929 – Roma, 2018) e Paolo Taviani (San Miniato 1931- Roma 2024) sono figli di Iolanda Brogi, maestra prima del matrimonio, e di Ermanno, avvocato, antifascista durante il regime e impegnato nella Resistenza, che fu vice-sindaco nella prima giunta comunale di San Miniato dopo la Liberazione.
Conosciuti oggi come i fratelli Taviani, Vittorio e Paolo, (il loro fratello minore Franco, nato nel 1941, diventerà anch’egli regista, ma in maniera autonoma) con la loro arte cinematografica hanno partecipato alla grande stagione del cinema italiano del secondo dopoguerra, come parte di quella nuova generazione di autori che esordì negli anni sessanta. I due registi hanno sempre lavorato insieme tanto che pareva avessero una sola mano per girare i loro film. Nella loro poetica hanno guardato alla società analizzando costumi, religione, contesti storico-politici, valori e ideali in cui credere e combattere, eroismi e viltà, ribellione, pietà e amore. Alternando il realismo al melodramma, l’asprezza della realtà alla musicalità visiva, si sono contraddistinti anche per un cinema ricco di riferimenti alla letteratura, ritrovando nelle loro opere sfumature poetiche, pensieri, metafore, simbolismi, infondendo spiritualità, lirismo, dolcezza e mistero. Hanno raccontato l’Italia da Sud a Nord, in un continuo alternarsi tra passato e presente.
Vittorio si iscrive alla facoltà di legge all’università di Pisa, mentre Paolo a quella di lettere, ma nessuno dei due completa gli studi. La scoperta dei film neorealisti li avvicina al cinema. Negli anni universitari inizia il loro sodalizio artistico e diventano tra i più attivi animatori del Cineclub di Pisa nel quale conoscono Valentino Orsini, che aveva partecipato alla Resistenza. Tramite Orsini, figlio di un marmista, scoprono il mondo popolare e il Partito comunista italiano, a cui aderiscono nel 1951 (saranno iscritti fino al 1991). In questi anni partecipano all’esperienza del “teatro proletario” a Livorno, ed esordiscono nella produzione documentaristica con San Miniato luglio '44 (1954), con la collaborazione alla sceneggiatura anche di Cesare Zavattini. In questa prima opera raccontano i tragici eventi avvenuti durante l’occupazione nazista nel loro paese d’origine, con la strage di civili avvenuta nel duomo del paese, ricostruita con testimonianze riprese dal vivo. Questa vicenda sarà al centro, quasi trenta anni dopo, di uno dei loro film più celebri dallo stile definito “realismo magico”, dove un evento storico viene trasformato in una storia fiabesca a mo’ di mito o racconto epico: La notte di San Lorenzo (1982). In questo film è forte la componente autobiografica che ricalca, nella storia del gruppo che guidato da Calvano (Omero Antonutti) va incontro agli americani, quanto vissero da bambini nel 1944. Il film vincerà numerosi premi nazionali e internazionali tra cui il Gran premio della giuria e il Premio della giuria ecumenica al Festival di Cannes, cinque David di Donatello (miglior film, miglior regia, miglior direttore della fotografia, miglior montaggio e miglior produttore) e i Nastri d’Argento per la regia e la sceneggiatura.
Fondamentale per la loro formazione personale, ideologica e cinematografica, è l’incontro e la collaborazione con il grande documentarista olandese Joris Ivens, noto per il suo impegno politico. Con il documentario commissionato da Enrico Mattei per l’ENI L’Italia non è un paese povero (1960), i Taviani seguono Ivens attraverso il boom petrolifero della nuova Italia da Sud a Nord, dalla Sicilia all’Emilia. Ivens lascia nei due fratelli un segno profondo, un insegnamento che attraversa la loro vita sia dal punto di vista personale che professionale.
Il loro cinema comincia quindi con l’adesione alla realtà e l’attenzione alla società e al sociale, ma anche con la volontà di proporre una poetica che vada oltre il neorealismo. Il film d’esordio, ambientato in Sicilia, Un uomo da bruciare (1962) è un film di denuncia in cui viene raccontata la storia del sindacalista Salvatore Carnevale (interpretato da un grande Gian Maria Volonté) che ritorna nella sua terra per organizzare le lotte dei lavoratori, fino al suo assassinio da parte della mafia. Nel loro secondo filmI fuorilegge del matrimonio (1963), interpretato tra gli altri da Ugo Tognazzi e Annie Girardot, affrontano il tema del divorzio (che era ancora vietato in Italia). Nel 1967 I sovversivi (1967), il loro primo film senza Orsini, racconta una serie di storie che ruotano attorno ai funerali di Togliatti, in cui il dolore collettivo si mescola con le crisi individuali di alcuni dei personaggi, e vede tra i suoi interpreti Giulio Brogi e un giovanissimo Lucio Dalla.
Dal film di denuncia passano a un film dove la metafora e l’utopia diventano due chiavi fondamentali. In questo senso va il loro film più sperimentale, in cui aleggiano Bertolt Brecht, Pier Paolo Pasolini e Jean-Luc Godard: Sotto il segno dello scorpione (1969), interpretato da Gian Maria Volontè, Giulio Brogi e Lucia Bosè. In San Michele aveva un gallo (1972), un film molto apprezzato dalla critica, adattamento del racconto di Lev Tolstoj Il divino e l'umano, i due registi narrano l’illusione e il sogno della rivoluzione e lo smarrimento della loro generazione rispetto alla contestazione del 1968. In Allonsanfan (1974), un film che ha una più ampia distribuzione rispetto ai precedenti, con la colonna sonora di Ennio Morricone - interpretato da uno straordinario Marcello Mastroianni, e da Laura Betti, Lea Massari, Bruno Cirino - l’ambientazione risorgimentale è, ancora una volta, una metafora per parlare della crisi della sinistra degli anni settanta e del difficile rapporto tra realismo e utopia.
Dalla seconda metà degli anni settanta si approfondisce il legame tra il loro cinema e la letteratura, anche se le loro trasposizioni sono sempre molto libere, mentre altre loro opere hanno il sapore del romanzesco senza però essere tratte direttamente da testi letterari. Padre padrone (1977) tratto dall’omonimo romanzo di Gavino Ledda, Palma d'oro e Premio della critica al Festival di Cannes, un David speciale e il Nastro d'Argento per la miglior regia, in cui il protagonista è un giovane pastore sardo in lotta contro le regole feroci del proprio universo patriarcale. Kaos (1984) è invece tratto dalle Novelle per un anno di Luigi Pirandello, adattamento letterario a episodi, che vince il David di Donatello e il Nastro d'Argento per la sceneggiatura, scritta insieme a Tonino Guerra, e vede tra gli interpreti Omero Antonutti, Claudio Bigagli, Massimo Bonetti e Margherita Lozano. Film per il mercato internazionale, Good Morning Babilonia (1987), con Greta Scacchi, Vincent Spano e Charles Dance, narra invece le vicende di due fratelli che cercano fortuna negli Stati Uniti e lavorano per il celebre regista D. W. Griffith. Il film Intolerance. Il sole anche di notte (1990), è tratto dal racconto Padre Sergij di Tolstoj traslato nella Napoli del XVIII secolo, è una riflessione sull’ambizione e la religiosità, ed è interpretato da Julian Sands, Nastassja Kinski e Charlotte Gainsbourg; Fiorile (1993) con Claudio Bigagli e Galatea Ranzi, è una riflessione sul potere corruttore del denaro. Le affinità elettive (1996), tratto dal romanzo di Goethe con Fabrizio Bentivoglio e Isabelle Huppert; Tu ridi (1998), con Antonio Albanese, Sabrina Ferilli, Turi Ferro e Lello Arena, è il secondo adattamento da Lenovelle per un anno di Luigi Pirandello, ed è diviso in due episodi: la storia amara di un ex baritono e quella di due sequestri, il rapimento del figlio di un pentito di mafia, che rievoca l’omicidio del piccolo Giuseppe De Matteo, e il rapimento di un anziano notabile ad opera di un gruppo di pastori avvenuto all’inizio del ‘900.
I Taviani lavorano anche per la televisione con: Resurrezione (2001), ispirato al romanzo di Tolstoj, con Stefania Rocca e Timothy Peach; Luisa Sanfelice (2004) con Laetitia Casta, tratto da Alexandre Dumas padre.
Liberi adattamenti letterari sono anche i film successivi: La masseria delle allodole (2007) dal libro di Antonia Arslan, presentato al Festival di Berlino, sul genocidio degli armeni e Maraviglioso Boccaccio (2015) in cui mettono in scena alcune novelle del Decameron di Boccaccio.
Cesare deve morire (2012), premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e il David di Donatello per il miglior film e il miglior regista, a cavallo tra fiction e documentario, racconta la messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare da parte dei detenuti di Rebibbia. Un film sperimentale, girato in digitale, con attori non professionisti. Infine, Una questione privata (2017), tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio, interpretato da Luca Marinelli, che viene presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma. E’ il loro ultimo film insieme: Vittorio, malato da tempo, muore a Roma il 15 aprile 2018 all'età di 88 anni.
Nel 2022 Leonora Addio, film diretto da Paolo senza il fratello Vittorio, ed ispirato a due novelle di Luigi Pirandello, conquista al Festival di Berlino il premio FIPRESCI, assegnato dalla stampa internazionale. Paolo, che stava preparando un nuovo film, Il canto delle meduse, muore il 29 febbraio 2024, a 92 anni, dopo una breve malattia.
Molti sono gli interpreti ricorrenti nei loro film che sono diventati delle icone del cinema dei Taviani, così come una serie di collaboratori artistici che li hanno accompagnati nel loro percorso cinematografico: la costumista Lina Nerli Taviani, moglie di Paolo, il montatore Roberto Perpignani, lo scenografo Gianni Sbarra, il musicista Nicola Piovani. Fondamentale nella loro vita è stato l’incontro, fin dal loro primo film, con il produttore Giuliani G. de Negri.
Nel corso della loro vita i due registi hanno conseguito molteplici riconoscimenti alla loro carriera. Tra questi, nel 2008 sono stati insigniti della laurea honoris causa in cinema, teatro e produzione multimediale dall’Università di Pisa e nel 2015 dall’Università Aristotele di Salonicco. Ma è stato sicuramente il Leone d’Oro alla carriera ricevuto alla Mostra internazionale del cinema di Venezia del 1986 a consacrarli maestri del cinema mondiale.
Gli archivi di Paolo e di Vittorio Taviani sono conservati dalla Fondazione Gramsci di Roma.
Stefania Miccolis
